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Il trend è chiaro: Big data, telemedicina, Fascicolo Sanitario Elettronico e Intelligenza Artificiale aiutano a ottimizzare i servizi evitando gli sprechi e migliorando la vita dei medici. L’edizione 2018-2019 dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano ci dà una buona notizia: nel 2018 la spesa per la Sanità Digitale in Italia è aumentata del 7%, raggiungendo un valore di 1,39 miliardi di euro. La fetta più consistente della spesa riguarda i sistemi dipartimentali e la Cartella Clinica Elettronica, con rispettivamente 97 e 50 milioni di euro.
La maggior parte delle aziende si è oggi dotata di un supporto informatico diffuso (cioè esteso ad oltre il 60% delle attività) nella gestione della diagnostica per immagini (88%) e delle analisi di laboratorio (86%), mentre la gestione delle attività di sala operatoria risulta ancora in via di diffusione (63%), nonostante l’impatto importante in termini di riduzione dei costi. Sono invece meno diffusi i sistemi di Digital Pathology (7%).
Il Fascicolo Sanitario Elettronico si sta pian piano diffondendo in tutta Italia: oggi 19 Regioni su 20 (manca solo la Calabria) lo hanno attivato e oltre 11 milioni i cittadini che hanno aperto un proprio fascicolo.
La telemedicina, invece, fatica ancora a diffondersi: solo il 4% del campione analizzato utilizza soluzioni di Teleassistenza e il 3% di Televisita e Telesalute, mentre più alta, invece, la diffusione di servizi di Telerefertazione (la usa solo il 21% degli intervistati).
Aumentano però gli investimenti in Intelligenza Artificiale, con circa 7 milioni di euro di risorse stanziate e il 20% dei direttori sanitari che lo ritiene un ambito prioritario. Si tratta per la maggior parte di tool per l’elaborazione delle immagini per effettuare attività di supporto alla decisione diagnostica, presenti nel 40% delle aziende del campione.
Avremo sempre di più a che fare con sistemi operativi e meno con medici in carne e ossa, aumentando ancora la distanza medico-paziente? In realtà pare di no. Dalla ricerca emerge infatti che gli operatori sanitari non sono spaventati che l’IA possa sostituirli. Al contrario gli intervistati considerano questi sistemi dei potenti alleati capaci di migliorare l’efficienza dei processi clinici (il 49% dei medici specialisti, il 66% dei dirigenti infermieristici e il 46% dei MMG), mentre la metà ritiene che l’IA possa ridurre la probabilità di effettuare errori clinici e aumentare l’efficacia delle cure in termini di precisione e personalizzazione.
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