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Startup alle prese con il Fisco: l’investimento va certificato

Finanza e Pagamenti

28 Agosto 2019

American Express

Sono più di 4.300 i business angel che nel 2017 hanno investito in start up e altrettanti (se non di più) sono quelli alle prese con gli adempimenti fiscali di quest’anno per dichiarare le operazioni del 2018. A tutti loro le start up che hanno ricevuto i capitali devono rilasciare una certificazione dettagliata e il business plan dell’impresa: due documenti richiesti dal Fisco per far scattare gli incentivi fiscali a favore di chi investe. E senza i quali, in caso di futuri controlli (anche fino a sette anni dopo l’operazione), i beneficiari rischiano di vedersi disconoscere i bonus.
 
 
In ballo ci sono detrazioni fiscali al 30% su oltre 83,1 milioni di euro investiti nelle start up italiane dai business angels (tanto hanno investito nel 2017 i contribuenti persone fisiche, soprattutto imprenditori che agiscono privatamente), ma anche le deduzioni a favore di società o fondi di investimento che scelgono di destinare capitali in prevalenza a start up innovative.
 
 
Per tutti questi soggetti sono pensate le agevolazioni introdotte con il Dl 179/2012, inizialmente fissate al 19% per le persone fisiche e al 20% per le società e, solo successivamente, potenziate. L’aliquota è salita al 30% dal 2017, anno in cui di fatto – in base alle statistiche fiscali del ministero delle Finanze – sono raddoppiati sia i beneficiari sia i capitali investiti rispetto ai tre anni precedenti (si vedano i grafici a destra). Con l’ultima legge di Bilancio per il 2019, infine, l’aliquota è stata ulteriormente alzata al 40 per cento.
 
 
Senza i documenti che certificano nel dettaglio l’investimento effettuato, però, questi bonus rischiano di inciampare nei controlli fiscali. Ad oggi non risultano ancora verifiche in corso, ma essendo una normativa recente è solo una questione temporale. Sarà necessario dimostrare, ad esempio, che non si tratta di operazioni fittizie architettate solo per ottenere lo sgravio.
 
 
Il Dm attuativo del 30 gennaio 2014 fa il punto sulla documentazione che la start up deve consegnare all’investitore (e che quest’ultimo deve conservare). Innanzitutto è richiesta una certificazione che attesti che i conferimenti non superano in ogni periodo d’imposta i 2,5 milioni di euro per ciascuna start up. Fin qui potrebbe bastare un’autocertificazione, ma non esiste un modello fac-simile. E l’ausilio di un professionista potrebbe aiutare a inserire altre informazioni utili, ad esempio sulla durata dell’investimento (che deve essere mantenuto per almeno due anni, pena la decadenza del bonus), sui dati di bilancio e sulle operazioni straordinarie effettuate.
 
 
In secondo luogo, poi, bisogna rilasciare «copia del piano di investimento, contenente informazioni dettagliate – si legge nel Dm attuativo – sull’oggetto della prevista attività della start up, sui relativi prodotti, nonché sull’andamento, previsto o attuale, delle vendite e dei profitti». Il business plan, insomma. E nell’ottica di tutelare l’investitore da future contestazioni, potrebbe essere necessario consegnare un vero e proprio “fascicolo contabile”. Se l’investimento avviene in fase di costituzione, infatti, potrebbe servire l’atto costitutivo o la nota integrativa al bilancio. È utile chiarire anche il titolo giuridico e contabile di destinazione delle somme, distinguendo tra quanto corrisposto a titolo di capitale sociale e quanto a titolo di fondo sovrapprezzo. Se l’investimento invece avviene in fase di aumento di capitale sociale, potrebbero essere richiesti i verbali dell’assemblea.
 
 
Infine, come chiarito dalla circolare 16/E/2014, nel rispetto degli Orientamenti comunitari sul capitale di rischio, è necessario inserire anche una descrizione delle exit strategy al fine di garantire l’investitore. Cioè una strategia di uscita dall’investimento chiara e realistica per l’investitore sia in caso di profitto sia in caso di perdita. Con tutte le complicazioni del caso: è difficile dare delle certezze economiche a priori. Soprattutto se si tratta di una realtà appena avviata.

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