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Il Garante della Privacy ha dichiarato illecito l’utilizzo, in Italia, del servizio per analizzare le statistiche di un sito web. Questo perché trasferisce le informazioni raccolte negli USA, violando il GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati. I marketing manager possono però utilizzare una delle diverse alternative disponibili (gratis o a pagamento)
A fine giugno 2022, il Garante della Privacy ha imposto uno stop a Google Analytics, il servizio di Big G utilizzato dalle aziende che operano sul web per ottenere informazioni e statistiche relative agli utenti che accedono ai loro portali, in modo da impostare, ad esempio, specifiche campagne di marketing.
Nel dettaglio, viene dichiarato illecito in Italia l’utilizzo di questo strumento se viola la normativa europea sulla protezione dei dati (conosciuta con l’acronimo GDPR), trasferendo quelli dei visitatori negli Stati Uniti, paese privo di un adeguato livello di copertura secondo quanto indicato dal Garante.
I marketing manager considerano un brutto colpo questa notizia, perché blocca almeno parzialmente la raccolta di informazioni per la gestione dei visitatori e per comprendere come indirizzarsi a loro al meglio.
Quello del Garante, è bene ricordare, non è però un divieto assoluto. Se viene rilevata un’irregolarità, infatti, è applicata una sospensione di 90 giorni al trasferimento dei dati, in modo da consentire ai possessori del portale di adeguarsi alle regole imposte dalla GDPR in termini di protezione e privacy.
Secondo alcuni esperti del settore potrebbe bastare l’utilizzo del nuovo sistema Google Analytics 4 (o GA4), con funzionalità potenziate in termini di protezione della privacy, per rendere il servizio legale. Altre fonti, invece, spiegano che l’aggiornamento non è sufficiente per evitare il trasferimento illecito negli Stati Uniti.
La soluzione migliore, per il momento, sembra quindi essere quella di passare a una delle diverse alternative disponibili sul mercato (gratuite o a pagamento) che garantiscono il rispetto dei dati e delle informazioni raccolte durante la navigazione.
Tra i servizi di statistica più conosciuti vi è Matomo, per ottenere molteplici insight sui comportamenti degli utenti, monitorare velocità e accessi al sito e restare aggiornati sulle oscillazioni nei parametri di analisi. È disponibile un piano di prova gratuito, ma per accedere a tutte le funzionalità è necessario mettere in conto una spesa a partire da 19 dollari al mese (che aumenta in base al traffico mensile del portale).
Parsely, invece, è offerto dalla famosa piattaforma per creare e gestire siti web WordPress e fornisce diversi strumenti per conoscere la propria audience e mettere a disposizione contenuti personalizzati. Per sapere il costo dei diversi pacchetti destinati alle aziende è necessario richiedere un preventivo.
A cura di OFNetwork