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È ormai iniziato il countdown verso l’addio di Theresa May a Downing Street. Dopo che i vertici del partito conservatore hanno costretto il primo ministro a stabilire un calendario nell’arco di un paio di settimane per dare il via alla scelta del suo successore – e l’ex sindaco di Londra Boris Johnson ha già avanzato la sua candidatura – per la May è arrivato un nuovo colpo di grazia.
Il capo del partito laburista Jeremy Corbyn ha infatti annunciato la fine delle trattative fra il suo partito e la delegazione guidata dalla May essendo divenuto chiaro che permanevano divergenze non superabili. Nella lettera inviata al primo ministro, Corbyn ha citato fra i problemi sia l’incapacità di trovare un’intesa ad esempio sull’unione doganale che l’incertezza sulle sorti della stessa May e su chi le sarebbe succeduto. In sostanza Corbyn ha evitato di essere lui a fornire un appiglio a una May in caduta libera.
La May ha invece incolpato i laburisti della fine dei negoziati spiegando che l’opposizione è divisa sulla questione se portare effettivamente il paese alla Brexit o invece cercare di ribaltare lo scenario con un secondo referendum. Il problema di fondo è che il partito conservatore teme di subire un nuovo tracollo dopo la pessima performance alle recenti elezioni municipali e l’unico modo per convincere l’elettorato a mettere nel segreto delle urne la croce sul simbolo Tory è quello di offrire la testa della May che è ritenuta la colpevole numero uno del fiasco della Brexit: a quasi tre anni di distanza dal referendum del 23 giugno 2016, infatti, il governo non è riuscito a far votare la legislazione necessaria e la May è accusata di aver alienato il Parlamento adottando una strategia di parte, cercando cioè di far passare un accordo di Brexit scritto esclusivamente dagli uomini del suo partito anziché cercare di coinvolgere l’intero parlamento.
Per il momento la May sembra voler rimanere in sella e cercare di portare al voto nella settimana che inizierà il 3 giugno l’accordo da lei negoziato con Bruxelles e già bocciato tre volte. Nel tentativo di guadagnare altri voti in Parlamento, Downing Street ha fatto sapere che il testo conterrà alcuni degli elementi emersi dai negoziati con il partito laburista ma un epilogo positivo appare poco probabile tanto più che lo stesso Corbyn ha già indicato di ritenere impossibile che si possa varare la nuova legislazione prima della pausa estiva ammesso e non concesso che il Labor voti a favore. Il timore è che l’estensione fino al 31 ottobre concessa dalla Ue per la Brexit non serva dunque a raggiungere un accordo sull’uscita della Gran Bretagna dalla Ue ma soltanto a dare al partito conservatore il tempo necessario per risolvere la questione interna della successione alla May.