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Tassazione UE, nuove regole in arrivo

Finanza e Pagamenti

06 Luglio 2020

American Express

La ricetta europea di una tassazione comunitaria non è nuova, i tre pilastri sono un leitmotiv dei diversi Presidenti della Commissione europea che si sono succeduti, ma con lo scenario attuale sembra che il vento sia cambiato e si faccia sul serio. Anche perché le nuove entrate derivanti da web tax e tassa europea sulle imprese andranno ad alimentare gli interventi messi a punto per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Vediamo di cosa si tratta, considerando che sono comunque strategie di medio periodo e ancora non c’è alcuna direttiva o regolamento approvato.
 
 
Web tax.
Il progetto di tassare le multinazionali del web parte da lontano e si sviluppa in contemporanea con gli orientamenti dell’Ocse, organizzazione internazionale di cooperazione e sviluppo. L’obiettivo è quello di dotarsi di regole globali per andare a intercettare la corretta tassazione digitale lì dove i ricavi sono prodotti. Ma, ad esempio, a livello OCSE, molti veti li ha posti l’amministrazione americana, tanto da aver dichiarato che non applicheranno la stesura web tax che dovrebbe venire fuori dagli accordi internazionali, sfilandosi addirittura dal tavolo dei lavori e minacciando ripercussioni per i Paesi che tasseranno le attività dei giganti americani dell’online. Di riflesso, la Commissione europea frena sulle iniziative dei singoli Paesi di dotarsi di una propria tassazione nei confronti delle multinazionali e spinge a un accordo condiviso almeno a livello comunitario. Al momento, dunque, ci sono impegni di principio ed i singoli Stati che procedono in ordine sparso. Ricordiamo che anche l’Italia, in tema di web tax, si è portata avanti, dotandosi della normativa che è già operativa sui conti delle imprese del 2020 anche se il prelievo avverrà nel 2021.
 
 
Base comune consolidata europea.
Un ritorno di fiamma fiscale. Un progetto che ha subito alterne fortune e su cui i paesi della Commissione europea si confrontano almeno dal 2001, il perno della tassazione fiscale UE. È la proposta di direttiva sull’armonizzazione della tassazione dei redditi delle imprese. L’attuale proposta prevede un’indennità riconosciuta alla crescita e agli investimenti, una deduzione degli interessi e una super deduzione per i costi derivanti da Ricerca e Sviluppo.
Le società, in buona sostanza, quando sarà approvata la direttiva, dovranno conformarsi ad un unico sistema UE per il calcolo del loro reddito imponibile. Una unica dichiarazione dei redditi per tutte le attività condotte in Unione europea e compensare le perdite in uno stato membro con gli utili fatti in un altro. Gli utili imponibili saranno ripartiti a sistema Europa, nei Paesi dove il gruppo opera attraverso il meccanismo della ripartizione. Ogni Stato tasserà la quota di utili secondo propria aliquota. Una quota di Ccctb (Common Consolidated Corporate Tax Base) andrebbe a finanziare il nuovo fondo UE, per un importo corrispondente all’1 o al 2% del gettito fiscale delle multinazionali. Questa tassazione si applicherebbe alle multinazionali con oltre 750 milioni di euro di fatturato annuale.
 
 
Dumping fiscale.
Una stretta sui paradisi fiscali arriva dal commissario dell’economia UE, Paolo Gentiloni. L’annuncio è contenuto in una lettera scritta dagli eurodeputati italiani che chiedevano le iniziative da intraprendere da parte della Commissione.
Gentiloni ha posto come data metà luglio, termine entro cui dovranno presentare la proposta di riforma del codice di condotta, accompagnata da una comunicazione sulla buona governance fiscale. Nelle raccomandazioni rivolte a maggio ai singoli paesi dell’Europa, poi, Gentiloni ha lanciato un avviso a quelli definiti paradisi fiscali interni all’UE, Belgio, Olanda, Austria che con i loro regimi fiscali, altamente competitivi, creano disparità con gli altri partner UE. Per Gentiloni, l’obiettivo è quello di una equità nelle quote di entrate fiscali. E nei confronti dell’Olanda, le raccomandazioni della Commissione sottolineano che, sebbene si siano adottati provvedimenti per affrontare le pratiche di pianificazione fiscale aggressiva, il problema permane. Ci si riferisce al livello di dividendi, royalty e pagamenti di interessi, nonché al traffico di liquidità che è anche una spia in tema di contrasto al riciclaggio dei capitali.
 
 
Recovery fund.
Il progetto di una tassazione UE deve puntellare e sostenere il fondo di recupero chiesto da alcuni stati UE (Francia e Germania) per sostenere i singoli Stati alle prese con l’emergenza della pandemia da Covid-19. In buona sostanza, dovrebbe strutturarsi come emissioni di contributi a fondo perduto, che potrebbe affiancare altre iniziative a livello comunitario (ad esempio Mes, emissioni di eurobond, condivisioni di debito a livello comunitario, su cui però al momento ci sono fortissime divergenze tra le diverse anime degli stati europei). Il fondo, qualora la proposta sia formalizzata e approvata, dovrebbe emettere dei recovery bond con garanzia nel bilancio UE. In questo modo la condivisione del rischio non chiederebbe conto del debito passato ma guarderebbe al futuro. Per avere una proposta formalizzata occorrerà attendere dopo l’estate.

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