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Tempi chiusura procedure fallimentari scesi a 7,1 anni nel 2018 (da 7,5 nel 2017)

Finanza e Pagamenti

03 Giugno 2019

American Express

Un portafoglio di 100 euro di crediti bloccati in società fallite potrebbe valere 27 euro nei tribunali più efficienti e solo 5 in quelli più lenti; l’equivalente fermo in esecuzioni immobiliari varrebbe fino a 60 euro a Trieste, il foro più rapido, ma appena 8 euro a Locri. Nel complesso, il valore netto stimato delle sofferenze sul mercato si attesta a circa 25 miliardi di euro se si valuta con la prospettiva di un investitore specializzato in NPL (il 26% del valore lordo, pari a quasi 100 miliardi a fine 2018), mentre dal punto di vista delle banche, che possono finanziarsi a tassi decisamente più favorevoli, risulterebbe pari a 34,5 miliardi.
 
Sono alcune delle evidenze contenute nel Report “La durata dei fallimenti e delle esecuzioni immobiliari e gli impatti sui NPL” realizzato da Cerved, data-driven company specializzata nell’analisi e nella gestione del rischio di credito, e lo studio legale La Scala. Secondo i risultati dell’indagine, questo valore potrebbe aumentare in modo consistente se tutti i tribunali si uniformassero per efficienza a quello di Trieste: 12 miliardi in più (37 in totale) nell’ottica di un investitore e 8,3 miliardi in più in quella di una banca.
 
Nonostante i miglioramenti dei numeri della giustizia civile (le cause pendenti sono diminuite del 3,1%, per un totale di circa 3 milioni 460mila fascicoli giacenti), nel 2018 i tempi di chiusura delle procedure fallimentari rimangono lunghi e fortemente differenziati sul territorio: in media è necessario attendere 7,1 anni per la chiusura di un fallimento (4 mesi in meno del 2017), con un gap che va da circa 4 nei tribunali più efficienti, in genere al Nord, a oltre 15 nei meno performanti.
 
I tempi di chiusura per le esecuzioni immobiliari nel 2017 sono in media di 5 anni, con una forchetta molto estesa che va da 2 a quasi 17 anni di attesa. Discrepanze che si ripercuotono in maniera significativa sul valore dei crediti deteriorati. I dati analizzati relativi alle procedure fallimentari e alle esecuzioni immobiliari confermano un quadro in miglioramento, favorito dalle riforme intraprese dal legislatore a partire dal biennio 2005-2006, in particolare l’introduzione delle aste telematiche.  Ora si tratta di applicare correttamente le Linee guida del CSM con le buone prassi in materia di esecuzioni immobiliari e il nuovo Codice della crisi d’impresa, che riformerà la disciplina fallimentare.
 
I fallimenti chiusi nel 2018 e la durata delle procedure – I dati del 2018 evidenziano un aumento dell’efficienza media dei tribunali italiani: 14.400 procedure fallimentari chiuse, +2,8% rispetto al 2017 e addirittura +30% rispetto alle 11.000 del 2015. Inoltre, a partire dal 2016 il numero di procedure chiuse ha superato quello dei nuovi fallimenti, con saldi positivi di oltre 2.000 unità nel 2017 e 3.000 nel 2018 che si sono tradotti in un abbassamento dei carichi pendenti.  L’abbassamento della durata media delle procedure chiuse è stato trainato da una migliore gestione degli arretrati, nonostante dei 206mila fallimenti dichiarati dal 2001 al 2018, ne risultino tuttora aperti circa 86mila, pari al 41,7% del totale.
 
Infine, i fallimenti risultano in media più lunghi per le società di persone (9,6 anni nel 2018) e le ditte individuali (9,4 anni) rispetto alle società di capitale (6,3 anni), anche se la durata media è in calo in tutte le forme giuridiche. Quanto ai settori, si registrano performance migliori nei servizi (6 anni e 5 mesi di durata media e una riduzione di 5 mesi su base annua), seguiti dalle costruzioni (7,5 anni), da energia e utility (7,9) e dall’industria (8). Fanalino di coda il sistema moda (quasi 9 anni), seguito dal largo consumo (8 anni e 7 mesi).

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