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Per il 63% delle aziende italiane si tornerà a viaggiare per motivi non strettamente necessari solo nel secondo semestre del 2021. Tuttavia, l’andamento delle vaccinazioni anti-Covid in Europa rischia di slittare questa data direttamente al 2022. In tal senso, a seguito dei tracolli del comparto viaggi e turismo nel 2020, con una spesa per viaggi di affari scesa a 7,6 miliardi di euro in Italia, -63% sul 2019, anche il 2021 sarà un anno difficilissimo. Ciò non toglie che tale stravolgimento abbia anche portato a notevoli occasioni di business, evidenziate nella ricerca condotta dall’Osservatorio Business Travel e dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo della School of Management del Politecnico di Milano.
Citando un esempio: l’e-commerce di servizi legati ai viaggi degli italiani segna nel 2020 un -60% e vale 6,2 miliardi di euro. Il valore delle prenotazioni effettuate da desktop rappresenta ancora il 65% del totale, ma il mobile assume più rilevanza (35% rispetto al 23% del 2019). I trasporti si confermano la categoria merceologica più acquistata su internet (60%), ma perdono leggermente quota (-1 punto percentuale rispetto al 2019) in favore degli alloggi (34%, +3 punti). A impattare su questa tendenza vi è la prevalenza del mercato domestico o di prossimità e la preferenza per l’utilizzo dei mezzi di trasporto di proprietà, a discapito dei voli. In fase di prenotazione, il canale diretto (ovvero il sito dell’hotel o di chi affitta l’appartamento) ha rafforzato il proprio ruolo, mentre le piattaforme OTA (Online Travel Agencies) hanno sofferto (-57% in media).
Si aprono molte opportunità: il cosiddetto neverending tourism, ovvero la possibilità di estendere l’esperienza turistica, sia fisica sia digitale, nello spazio (non solo in destinazione) e nel tempo (non solo durante, ma anche prima e dopo l’esperienza di viaggio). Di conseguenza, gli operatori potrebbero confezionare una nuova offerta turistica, fatta di contenuti online (visite a musei e città, attività sportive ambientate nelle destinazioni, ma praticabili virtualmente, corsi di cucina legati ai territori visitati) o di prodotti del territorio. Offerta che può essere prodotta e distribuita tramite canali digitali, per anticipare nel “pre-viaggio” e proseguire nel “post-viaggio” la relazione con il cliente e generare ulteriori fonti di ricavo.
Una seconda importante strada è la destagionalizzazione del turismo, dei viaggi, approfittando del remote working. L’esperienza turistica punta cioè a essere continuativa e a non esaurirsi con i tradizionali periodi di ferie. La possibilità sempre più diffusa di lavorare da remoto può dare benefici agli attori del turismo e alle destinazioni: per esempio, il 39% delle strutture ricettive italiane ha ospitato nel 2020 clienti in remote working.
Si riscoprono le destinazioni vicine e le piccole località, a scapito delle grandi città. Furio Gianforme, Industry Head Travel di Google Italia, ha spiegato la tendenza di privilegiare i viaggi domestici, con un boom dei piccoli centri, del noleggio auto e un crollo dei voli economici. Nel 2020 Google Italia ha riportato un +29% di ricerche per case vacanza e un -12% di ricerche di hotel. Condizioni come flessibilità nel poter cancellare prenotazioni, sanificazione e distanziamento diventano centrali nella scelta dei mezzi di trasporto e dell’alloggio.
Inoltre, c’è stata un’accelerata nella digitalizzazione delle strutture ricettive, sempre per questioni di distanziamento sociale: il 30% accetta soluzioni di pagamento da mobile, offre la possibilità di check-in online o da mobile (nel 2019 erano solo l’8%) e si registra un’impennata sia nell’offerta di assistenza tramite chatbot (14%, era il 2% nel 2019) sia di tour virtuali delle camere (13%).
Mentre le grandi piattaforme di aggregazione entrano in crisi, c’è un forte incremento del canale diretto. Infatti, sottolinea Lucio Mattielli, Chief Security Officer gruppo Sicuritalia e Managing Director Sicuritalia Security Solutions, “Per la prima volta, da tre anni a questa parte, il 2020 ha rappresentato un anno di profondo rallentamento del mondo fai-da-te. L’utente medio, soprattutto le piccole e medie imprese, ha sentito l’esigenza di rivolgersi ad agenzie e provider specializzati rispetto ai portali. Secondo me, d’ora in avanti, il cliente tenderà a prenotare affidandosi a professionisti, che grazie alle loro conoscenze sono in grado di assisterlo nelle varie fasi del viaggio”.
In ambito business, infine, flessibilità (46%) e sicurezza (35%) sono diventati i principali driver di scelta dei fornitori per i viaggi d’affari da parte delle aziende. Per aumentare il livello di sicurezza e assistenza al dipendente in viaggio, il 39% delle aziende utilizza app o altri sistemi di tracciamento e comunicazione, il 46% piattaforme o sistemi di informazione su rischi della destinazione, vaccinazioni necessarie etc. Secondo un’indagine condotta su oltre 8.500 viaggiatori a livello mondiale, l’assicurazione di viaggio diventerà un servizio sempre più necessario: per i viaggi internazionali il 79% degli intervistati la considera una necessità, il 65% per i viaggi continentali e il 36% per i viaggi domestici.