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La trasferta è una parte ordinaria della vita di un’azienda e dei suoi dipendenti e una voce di spesa sempre più sotto i riflettori nella prospettiva di ottimizzazione del costo del lavoro. Ma chi sta dietro le quinte di questa organizzazione? C’è una figura professionale poco nota, quella del travel manager. Nata circa una decina di anni fa, questi lavoratori specializzati si sono riuniti in un’associazione, l’Associazione Italiana Travel Mobility Manager (Aitmm) che, in collaborazione con Travel for business e Doxa hanno svolto l’indagine “Beyond Travel Manager-Ruolo e Prospettive” (http://aitmm.it/risultati-della-ricerca-beyond-travel-manager-oltre-300-i-partecipanti/), per comprendere l’evoluzione di questo particolare ruolo e le sue sfide per il futuro.
Sulla scorta di quanto già fatto da American Express con il progetto Business Travel 360 (BT360), la ricerca ha intervistato trecento specialisti del settore. Il primo dato che emerge è che nel 39% il travel manager fa parte di una grande azienda con più di 1000 dipendenti, ma anche quelle piccole e medie hanno questa figura presente rispettivamente nel 29% e nel 32% dei casi. Altri dati riguardano il sesso e la provenienza: la stragrande maggioranza è donna (l’83% degli intervistati) e lavora a Nord (46% nel Nord Ovest e 36% nel Nord Est).
Ma a chi risponde il travel manager? Spiega Rosemarie Caglia, Ceo di Travel for Business, che nell’organizzazione della sua azienda al 35% rispondono alla direzione generale, a cui seguono le risorse umane al 23% e ai servizi generali al 15%, infine agli acquisti (11%). Un’altra domanda a cui risponde lo studio è se il travel manager sia davvero un manager. Spesso è un semplice impiegato (80%), ma nel 46% ha anche l’incarico di gestire risorse in autonomia. Solo il 15% dei rispondenti è un dirigente. Per i professionisti nella maggioranza dei casi la gestione degli spostamenti dei suoi colleghi è meglio svolgerla in autonomia cercando le soluzioni ottimali, nel 48% dei casi. Ma il 39% comunque preferisce servirsi di uno strumento tradizionale come l’agenzia di viaggio.
I punti deboli di questa professione sono nel mancato riconoscimento ufficiale a livello italiano e sulla mancanza di adeguati strumenti di controllo e di analisi, di cui dispone soltanto il 15% degli intervistati. La rilevazione ha messo in luce la strategicità del ruolo per il governo dei processi di viaggio per il 46% di chi ha risposto. Per il 53% l’innovazione tecnologica porterà ad offrire nuovi servizi di consulenza per la formazione dei travel manager. La ricerca verrà rinnovata anche l’anno prossimo per monitorare il livello di sviluppo delle attività di questa figura professionale. E per capire se l’innovazione tecnologica avrà portato a un riconoscimento più stabile del ruolo.
Intanto, lo scorso settembre ha preso avvio la produzione della seconda ricerca BT360 di Amex sul mondo del business travel, questa volta in prospettiva 2030. Il Focus Group con il Comitato Scientifico ha identificato le traiettorie di sviluppo della ricerca, che ora entrerà nel percorso di mappatura quantitativa attraverso la piattaforma online di diciottofebbraio, con i risultati finali del lavoro che saranno ultimati nel mese di gennaio 2020.