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Aziende, studi professionali, negozi, tutti alle prese con i nuovi obblighi di sanificazione e sicurezza dei luoghi di lavoro. A prescindere dalle regole, alle volte fin troppo tortuose, declinate dalle linee guida per categoria merceologica e produttiva, contenute in decreti attuativi, e diverse da regione a regione, c’è un filo rosso comune ed è quello delle agevolazioni che il governo ha messo in pista per ripartire in sicurezza. Nel decreto Rilancio, (dl 34/20) all’esame della Camera dei Deputati, ci sono due direttrici a cui guardare.
Accanto alle disposizioni del decreto Rilancio, c’è stata anche l’iniziativa, gestita da Invitalia, di un bando per la sicurezza (“impresa sicura”) andato esaurito in meno di un secondo con la procedura del click-day. La scelta della modalità di accesso ha generato non poco disappunto da parte delle imprese e dei professionisti perché si è trattato nei fatti di una vera e propria lotteria penalizzante per l’esiguità dei fondi.
Il decreto Rilancio dovrebbe risolvere questo aspetto perché c’è uno stanziamento importante, di 2 miliardi di euro, per gli interventi che si rendono necessari per rispettare le nuove, stringenti prescrizioni sanitarie sulla sanificazione degli ambienti di lavoro.
La strada è quella del credito di imposta. Imprese, negozi, studi professionali come detto in precedenza, ma anche gli enti del non profit, le fondazioni e le associazioni possono maturare un credito di imposta nei confronti del Fisco pari al 60% delle spese sostenute nel 2020, con un tetto massimo di 80mila euro. Il credito di imposta, elemento da non sottovalutare, è cumulabile con le altre agevolazioni per le medesime spese, ma tenendo presente il limite degli 80mila euro per i costi sostenuti. Inoltre, è bene ricordarlo, il credito di imposta è usufruibile a partire dal 2021 in compensazione fiscale, con una deroga rispetto alle leggi vigenti sulle compensazioni di non applicazione dei limiti all’utilizzo di questi crediti (limiti elevati a 1 milione di euro).
Ma in dettaglio cosa è agevolabile? L’ambito è molto ampio, il principio è quello che è agevolabile l’intervento che si rende necessario per rispettare le prescrizioni sanitarie. È agevolabile, dunque, anche l’intervento edilizio, come ad esempio il rifacimento di spogliatoi e mense, la realizzazione di spazi medici, ingressi e spazi comuni, l’acquisto di arredi di sicurezza, nonché in relazione agli investimenti in attività innovative, quelli per lo sviluppo e acquisto di strumenti e tecnologie necessarie allo svolgimento di attività lavorativa e per l’acquisto di apparecchiature di controllo per la temperatura dei dipendenti e degli utenti. Insomma, lo scopo esplicito della norma è sostenere ed incentivare l’adozione di misure legate alla necessità di adeguare i processi produttivi e gli ambienti di lavoro al contenimento della diffusione di malattie.
Un’altra misura di sostegno alle imprese è prevista sempre sotto forma di credito di imposta ma, questa volta, per la sanificazione degli ambienti di lavoro e l’acquisto di dispositivi di protezione. In questo caso bisogna tenere presente che, sebbene il meccanismo sia lo stesso, a cambiare sono i limiti di spesa agevolabili. Credito di imposta pari al 60% delle spese sostenute, per un massimo di 60mila euro per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti utilizzati, nonché per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi atti a garantire la salute dei lavoratori e degli utenti. In questo caso il governo ha messo a disposizione circa 200 milioni di euro.
Il credito di imposta è riconosciuto, oltre che ai soggetti del precedente credito, anche agli enti religiosi (si pensi alla sanificazione delle chiese per la partecipazione alle liturgie). Entrambi i crediti di imposta possono essere ceduti a terzi con le stesse modalità con le quali sarebbe stato utilizzato dal soggetto cedente. La quota di credito non utilizzata nell’anno non può essere utilizzata negli anni successivi e non può essere richiesta a rimborso. Questo credito si utilizza o con la compensazione senza il tetto fiscale o nella dichiarazione dei redditi già del 2020.
Più in dettaglio le spese agevolabili sono: